FUMETTO – Dragonero 44

uon salve a tutti quanti,
amici e visitatori dell'aNtRoDeLLoShAmAnO!
Se siete qui è perchè sapete che in questo antro digitale si raccontano storie, si custodiscono storie. Storie di ogni genere. Oggi vorrei parlarvi di una storia a fumetti. Oggi vi vorrei raccontare di...


Dragonero 44
Il dio cannibale


Soggetto e sceneggiatura: Luca Enoch
Disegni: Emanuele Gizzi e Francesco Rizzato
Copertina: Giuseppe Matteoni
Lettering: Marina Sanfelice

La copertina è meravigliosa, sia nella sua impostazione, sia nei colori, sia nei disegni. Più la osservo più la mente vola ai grandi complessi sacri nel bel mezzo delle foreste indiane, indocinesi o centroamericane.  Un plauso davvero a Giuseppe Matteoni per il risultato conseguito.



All’interno delle “Cronache dell’Erondar”, rubrica iniziale curata dal sempre puntuale e preciso Luca Barbieri, troviamo anche questa volta un’interessante introduzione all’ambientazione in cui si svolge la storia, cosa che rende il lettore decisamente più consapevole di tutto quel non detto che comparirà nella storia a seguire. È superfluo dire che trovo la rubrica molto utile e davvero ben condotta.


Un’interessante nota che mi sento di sottolineare, proprio da questa introduzione, è come la magia dei Luresindi sia in qualche modo legata a doppio filo con il culto dei Khame. Nei luoghi dove tale culto è meno forte, laddove le popolazioni locali adorano altre divinità, la magia dei Luresindi è meno potente, dove addirittura nulla. Le divinità adorate in questi luoghi ameni e periferici rispetto al potere imperiale (che impone il culto dei Khame), possono arrivare a prendere forma fisica e camminare in mezzo agli uomini. Quando questo succede, le foreste bruciano e le città crollano. nota interessante e particolarmente evocativa.


La vicenda di questa storia si svolge nelle foreste dei regni meridionali Haresamudri.


Ian si trova su un aereonave che viene attaccata da un gruppo indigeni, che cercano di abbordare la nave. Lo so che starete pensando: ma ha appena detto che Ian è su un aereonave… come possono gli indigeni abbordarla? Ho trovato bellissimo tutto lo stratagemma inventato da Luca Enoch per descrivere l’abbordaggio. Davvero bello e geniale.

Scopriamo dopo questo primo momento avventuroso che Ian, insieme ad altre quattro persone, sono diretti ad un punto particolare della foresta, raggiunto il quale si calano a terra per proseguire a piedi.
Il luogo che stanno cercando è un tempio, ormai abbandonato, ed in particolare il gruppo sta cercando una statua. La statua di Mwangamizi, il distruttore, divinità adorata dal popolo dei Whalijenga, i pitturati. Per quanto il luogo sia abbandonato da molto tempo, per quanto il culto del distruttore sia stato spazzato via, la statua, all’approcciarsi di Ian e del suo gruppo, ancora mormora.

A questo punto la storia ci racconta una vicenda successa dieci anni prima che aiuterà a fare chiarezza in merito al perché Ian e soci siano in quel luogo.


In questa vicenda antecedente, Ian ci viene presentato come un cadetto dai capelli corti, schiantatosi con un’aereonave sulla quale prestava servizio, nella medesima foresta. La vicendaè semplice. Ian ed un altro compagno sopravvissuto, salvarono i compagni rapiti dalla tribù dei pitturati, che stavano per essere sacrificati proprio al distruttore, che per un attimo riuscì a prendere forma fisica.
Di tutta questa vicenda vi segnalo la presenza di un collega, un altro sciamano, che aiuta Ian. Vi segnalo un bel dialogo tra Ian e delle cacciatrici indigine, laddove queste ultime parlano una loro lingua, che non ci viene tradotta, per cui anche noi come lettori, così come Ian, non capiamo nulla di quello che viene detto. Altro punto importante di tutta questa vicenda passata, è il fatto che il compagno che agì con Ian, venne divorato dalla statua del distruttore.

La vicenda torna poi al presente. Ian ed i compagni, che si scoprono essere proprio i quattro salvati dal sacrificio umano, dieci anni prima, sono tornati per recuperare il loro compagno, che effettivamente trovano all’interno della statua, che viene poi definitivamente distrutta.

Una vicenda interessante perché approfondisce, tra le righe di una vicenda puramente avventurosa, una parte di ambientazione delicata, profonda e di particolare attualità, come può esserlo l’aspetto religioso.

La parte di disegni, affidata ad Emanuele Gizzi e Francesco Rizzato, è particolarmente ben fatta. Ho apprezzato molto il tratto graffiato di Gizzi nella prima e nell’ultima parte, quelle che raccontano il presente, e ci sono poi alcuni passaggi particolarmente evocativi nei disegni più oscuri di Rizzato, nel racconto delle vicende passate.

Una storia promossa? Certo che sì!

...al prossimo incontro!
LoShAmAnO

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