DAMPYR 155

Vi ero mancato?
Coraggio, potete dirmela la verità!
Ah no? oh!
Spero allora di non disturbarvi troppo se vi parlo della mia ultima lettura in campo fumettistico...

...DAMPYR 155
Il sigillo di Lazzaro
SOGGETTO E SCENEGGIATURA: Diego Cajelli
DISEGNI: Fabrizio Russo
COPERTINA: Enea Riboldi
LETTERING: Omar Turis

La prima cosa che mi ha colpito, come è ovvio che sia, è l’ambientazione di questa storia. L’Aquila. Il solo nome evoca, credo di poter dire, in chiunque, immagini del disastroso terremoto, immagini di servizi dei telegiornali, titoli di giornali, volti e storie delle persone che lì vivevano, che lì vivono o almeno ci provano, scandali, proteste, ricostruzione, strumentalizzazione dell’evento…e l’elenco potrebbe anche continuare. Se potessi riassumere quanto successo, quanto succede oggi all’Aquila, direi: una storia all’italiana. Un’ambientazione come questa, senza ombra di dubbio, è un’arma a doppio taglio. Il rischio che tutta la forza della storia sia fondata su quest’ambientazione è molto alto. Se così fosse, poco importerebbe che cosa fanno o dicono i personaggi; cosa accade loro passerebbe in secondo piano. Mi sento però di tranquillizzarvi amici che ci seguite su Chinauti: Diego Cajelli non cade in questa perigliosa trappola. Sfrutta in modo sapiente l’ambientazione per i suoi fini. Vi immerge i personaggi, li fa agire ed interagire, sottolineando l’importanza di questi dialoghi, e delle loro azioni. Usa, a modo suo, i personaggi per una personale denuncia sociale della situazione in cui verte oggi la città e soprattutto la gente. Insomma, l’ambientazione dà forza ai personaggi ed alla storia e viceversa.
Veniamo ora al secondo aspetto che vorrei sottolineare, perché mi ha colpito: la sceneggiatura. Cambi di scena, di ritmo, rivelazioni lasciate in sospeso che ti danno la voglia di girare la pagina, dialoghi che lasciano poco all’immaginazione e denunciano apertamente il “marcio” legato al terremoto, azione sopra e sotto terra, indagini, etc. La storia di Harlan si intreccia con quella dei Lupi azzurri, che si intreccia con quella del Sigillo di Lazzaro (potente artefatto che è in grado di ridonare la vita ai morti, trafugato da Gerusalemme dai templari), che si intreccia con la storia di Brenno, dapprima amico, poi servitore del conte di Saint Germain (maestro della notte che abbiamo già conosciuto sulle pagine di Dampyr), che ancora si intreccia con la storia del demone Vassago (anche lui già visto e conosciuto). 
Mentre i Lupi azzurri sono ben consapevoli di quanto stanno cercando, Harlan e soci vengono, letteralmente tirati dentro alla storia da Saint Germain in persona, ultimo custode del Sigillo, tramite Brenno; alchimista, amico del conte e riportato in vita dai poteri del Sigillo stesso. Questo atipico maestro della notte, diciamolo, suscita al fine la simpatia del lettore, quando, rendendosi conto di non poter più tenere al sicuro l’artefatto, coinvolge il Dampyr ed i suoi soci per farlo portare al sicuro, niente meno che al “Teatro dei passi perduti”. Un benefattore o pur sempre un maestro della notte che trama, trama e ancora trama? Come si dice in questi casi? Ah, sì, “ai posteri l’ardua sentenza”.
Veniamo ora al terzo aspetto che mia ha affascinato di questa storia. Vi avverto, potrà sembrare banale per alcuni, ma io non so che farci; aspetti come questo, all’interno di una storia, a maggior ragione se a fumetti, mi colpiscono. Sto parlando della spiegazione del perché, i templari, dopo aver trafugato il Sigillo di Lazzaro da Gerusalemme, lo portano all’Aquila. L’Aquila viene definita “la seconda Gerusalemme”. Sembrerebbe che i due centri storici, possano essere sovrapposti alla perfezione, i monumenti e le chiese di una sono situati nelle stesse posizioni in cui si trovano nell’altra. Oh se mi piacciono queste “coincidenze”!
Ecco, questo era Dampyr 155, Il sigillo di Lazzaro.
So di averlo già detto, ma questo fumetto riserva sorprese ad ogni storia. Davvero un’ottima testata della casa Bonelli. Provare per credere.

LoShAmAnO

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